Quando le buone intenzioni diventano trappole
“Sei un genio!”, “Sei il migliore di tutti!”, “Non cambiare mai!”. Frasi che a prima vista sembrano dolci e incoraggianti, pronunciate con amore da genitori, insegnanti o amici. Eppure, dietro queste parole apparentemente positive, si nasconde un rischio silenzioso: minare la fragile autostima degli adolescenti.
Gli esperti sottolineano che, in questa fase della vita, i ragazzi sono particolarmente vulnerabili al giudizio esterno. Ogni parola ha il potere di costruire o distruggere. E i complimenti eccessivi, lungi dall’essere un sostegno, possono trasformarsi in una pressione insostenibile.
Troppi elogi, troppa pressione
Dire a un adolescente che è “naturalmente portato” o “perfetto così com’è” può sembrare un incoraggiamento, ma spesso provoca l’effetto opposto. La domanda che sorge spontanea nella mente di un ragazzo è: “E se la prossima volta non riuscissi? Se non fossi davvero così speciale?”.
Uno studio del ricercatore Eddie Brummelman ha evidenziato come gli adolescenti con bassa autostima, quando ricevono elogi esagerati, tendano a evitare le sfide. La paura di fallire diventa paralizzante, come se ogni errore mettesse in discussione il loro valore come persone. L’equazione mentale è semplice ma devastante: “Se non sono perfetto, allora non merito amore né ammirazione”.
Due tipi di lode, due effetti diversi
Non è il complimento in sé a essere dannoso, ma il modo in cui viene formulato. I ricercatori distinguono infatti tra:
- Elogi incentrati sulla persona: “Sei bellissima”, “Sei un genio”, “Sei il migliore”.
- Elogi incentrati sul processo: “Hai lavorato con impegno”, “Hai trovato una soluzione creativa”, “Hai avuto il coraggio di provare”.
Il primo tipo lega l’identità dell’adolescente a un’immagine rigida e fragile, che lo costringe a mantenere uno standard irrealistico. Il secondo, invece, valorizza il percorso e non solo il risultato, incoraggiando a imparare, crescere e rialzarsi dopo gli errori. È proprio in questa prospettiva che nasce la vera fiducia in se stessi.
Il peso dei social media e delle aspettative familiari
Oltre ai complimenti sbagliati, gli adolescenti di oggi devono fare i conti con un contesto sociale che amplifica l’insicurezza. I social network sono diventati vetrine di vite patinate: foto filtrate, successi esibiti, sorrisi perfetti. Confrontarsi quotidianamente con questa realtà distorta porta molti ragazzi a sentirsi “inferiori” o a credere di non essere mai abbastanza.
A questo si aggiunge, talvolta, il peso delle aspettative familiari. È naturale desiderare il meglio per i propri figli, ma quando le richieste superano la misura, il messaggio percepito è: “Devi sempre essere al top”. Un carico che alimenta ansia, autocritica e rinuncia.
Come costruire un’autostima sana
L’adolescenza è un periodo delicato, un ponte tra l’infanzia e l’età adulta in cui l’identità è ancora in costruzione. Ma esistono strategie semplici e concrete per sostenere i ragazzi in questo percorso:
- Valorizzare lo sforzo, non solo il risultato. Un “Sono orgoglioso di come ti sei impegnato” vale più di un “Sei fantastico”.
- Normalizzare l’errore. Ogni fallimento è un passo verso l’apprendimento. Imparare a sbagliare senza vergogna è una lezione fondamentale.
- Ascoltare davvero. A volte, un “Capisco che per te è difficile” è più potente di mille consigli.
- Celebrare i progressi personali, anche piccoli. La crescita non è una gara, ma un percorso individuale fatto di passi avanti, anche minimi.
L’imperfezione come risorsa
Gli adolescenti non hanno bisogno di sentirsi dire che sono perfetti, ma che sono in cammino. Ogni passo, anche incerto, è parte del loro processo di crescita. Elogiare con sincerità il coraggio, la costanza e la capacità di affrontare le difficoltà significa aiutarli a costruire una base solida per la loro autostima.
Il compito degli adulti non è creare un’immagine ideale e irraggiungibile, ma accompagnarli nel viaggio verso la scoperta di sé. In fondo, la vera forza nasce non dall’essere “perfetti”, ma dal sapere che si può imparare, cadere e rialzarsi. Sempre.