Una parola nuova per una ferita antica
Nel lessico delle relazioni digitali è comparso un termine nuovo: banksying. Il riferimento è al celebre street artist Banksy, maestro delle apparizioni improvvise e delle sparizioni altrettanto improvvise. Applicato ai rapporti affettivi, il termine descrive una pratica crudele e sempre più diffusa: la sparizione programmata, lenta e premeditata, che lascia il partner disorientato e privo di spiegazioni.
Dal ghosting al banksying: cosa cambia
Il ghosting è già noto: un taglio netto, una persona scompare all’improvviso senza chiarimenti. Il banksying invece è più sottile, più insidioso. Non avviene da un giorno all’altro, ma si costruisce nel tempo. I segnali diventano via via più chiari:
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risposte sempre più rade ai messaggi,
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impegni cancellati all’ultimo momento,
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foto di coppia eliminate dai social,
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rituali quotidiani che svaniscono nel silenzio.
La persona che agisce in questo modo si è già staccata emotivamente e prepara il terreno alla rottura, ma senza mai dirlo. L’altro, invece, continua a vivere nella confusione, cercando di interpretare segnali ambigui.
Perché è considerato più crudele del ghosting
Secondo molti psicologi, il banksying è più doloroso del ghosting perché non spegne la luce di colpo, ma la abbassa lentamente, lasciando il partner in un limbo di incertezza. È un “quiet quitting sentimentale”, dove la relazione viene smontata pezzo per pezzo prima della rottura finale.
L’effetto psicologico è devastante:
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confusione costante,
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autocolpevolizzazione (“cosa ho fatto di sbagliato?”),
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calo dell’autostima,
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difficoltà a fidarsi in future relazioni.
Una forma di evitamento del conflitto
Il banksying nasce spesso da uno stile di attaccamento evitante: chi lo mette in atto preferisce sottrarsi al confronto piuttosto che affrontare un dialogo diretto. In una società che esalta il concetto di “proteggere la propria pace”, anche a costo di tagliare fuori l’altro senza spiegazioni, il banksying diventa una scorciatoia emotiva: tutela chi sparisce, scarica il peso su chi resta.
Come riconoscere i segnali
Il primo passo per proteggersi è imparare a distinguere un semplice periodo di stress dal banksying vero e proprio. La differenza sta nei pattern:
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ritardi e silenzi diventano costanti, non episodici,
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l’intimità si svuota, ma all’apparenza “va tutto bene”,
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i gesti di cura e attenzione scompaiono senza essere sostituiti da parole chiare.
Se questo schema si ripete per settimane, non è casualità: è un progetto di uscita.
Cosa fare senza farsi logorare
La strategia più efficace non è inseguire chi si sottrae, ma riprendere il linguaggio:
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Nomina la situazione: una domanda chiara e datata (“Vedo che ti stai allontanando: vuoi chiuderla? Possiamo parlarne entro venerdì?”).
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Metti confini: se l’altro rifiuta il confronto, la scelta diventa tua (“Senza dialogo, la relazione per me è chiusa”).
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Cerca supporto: parlare con amici fidati, terapeuti o gruppi di sostegno aiuta a ricostruire una cornice quando l’altro l’ha tolta.
Il banksying è una forma di violenza relazionale a bassa rumorosità: non urla, ma svuota. L’antidoto è rimettere parole dove è stato imposto silenzio.
Dare un nome per rompere il silenzio
Chiamare le cose con il loro nome non significa etichettare le persone, ma riconoscere comportamenti. La mancanza di linguaggio, infatti, spinge chi subisce a colpevolizzarsi, a credere di esagerare. Parlare di banksying significa ridurre l’isolamento, accendere una luce su dinamiche altrimenti nebulose e permettere a chi resta di non cadere nella trappola dell’autosvalutazione.
Come afferma lo psicologo Giuseppe Lavenia: “La maturità è dire: è finita. La vigliaccheria è lasciare che l’altro lo intuisca.”
Il banksying non è un fenomeno di costume passeggero, ma un sintomo delle relazioni digitali contemporanee, dove il silenzio sembra più facile del confronto. Ma il silenzio non libera: lascia ferite invisibili che minano fiducia e autostima. Per questo la vera rivoluzione non è inventare nuovi modi di sparire, ma imparare a chiudere con parole chiare. Perché quando l’amore diventa un rebus, la soluzione è sempre la stessa: tornare al linguaggio, alla responsabilità e al rispetto reciproco.