Quella strana sensazione, quando vuoi che sia l’altra persona a fare la prima mossa e gliela urli con gli occhi, si chiama Mamihlapinatapai ed è la parola più concisa al mondo, registrata nel Guinness Book. Quella sensazione che, spesso, accomuna le persone affiatate e non solo chi è legato da una relazione affettiva, non potrebbe provenire da nessun’altra parte se non dalla Fine del Mondo, una parola della tribù Yámanas della Terra del Fuoco, in Argentina.
Il luogo più meridionale del mondo, quindi, è stato in grado di creare un concetto così caldo e così difficile da tradurre. Di per sé, Mamihlapinatapai descrive “uno sguardo tra due persone, ognuna delle quali aspetta che l’altra inizi un’azione che entrambi desiderano ma che nessuno dei due è incoraggiato a intraprendere“.
Sì, quel momento in cui fissi qualcuno mentre la tua testa dice “cosa stai aspettando? Fallo!“. È un Mamihlapinatapai, proprio quel momento in cui speri che la persona che ami ti dia un bacio. Allo stesso tempo, può essere applicato a situazioni di riconciliazione e complicità, quando una persona si aspetta che l’altro agisca per primo, ma per contestualizzare il concetto, devono guardarsi l’un l’altro.
Chi erano gli Yámana
Gli Yámana, detti anche Yaganes, sono un popolo indigeno dell’estremo sud del continente americano, dedito alla raccolta, alla caccia e alla pesca, spostandosi in canoa dal Cile a Ushuaia, l’ultima regione di terra del continente, attraverso il Canale di Beagle.
Nonostante il loro stile di vita rudimentale, avevano un ampio vocabolario. Thomas Bridges, pastore anglicano e primo uomo bianco a vivere nella Terra del Fuoco, raccolse 32 mila parole nel suo dizionario inglese-Yámana e visse in soggezione della terminologia, della grammatica e dell’uso sapiente dei verbi da parte di questi nativi.
Quelle parole primitive, come Mamihlapinatapai appunto, erano formate più da concetti che non dall’etimologia. Come spesso accade, i primi “abitanti” e creatori di una lingua ricevono la materia prima dal proprio ambiente naturale e la modellano in metafore per suggerire idee astratte.
Avere un Mamihlapinatapai può essere qualcosa di eccitante, ma non così eccitante come visitare Ushuaia, la Fine del mondo, uno dei posti che devi visitare prima di morire.
Anche questo è comunicare. La maggior parte di noi pensa che comunicare significhi “parlare”. Ma è importante sapere che comunicare è tutto di noi, dal modo di muoversi, al vestirci, dallo sguardo all’odore che emaniamo. E che lo si faccia cono sconosciuti o persone a noi care, le modalità cambiano, ma parlano di noi. Ecco perchè è importante “saper vivere”, anche quando si comunica.