Problemi di cuore ne abbiamo avuti tutti. Il classico tipo ideale è ben stampato nella nostra mente, ma quasi mai coincide con chi realmente è il nostro partner. Le risponde a qualsiasi ora del giorno e della notte, la battuta per tirarla/lo su di morale e sapere quando non è il caso di disturbare: tutte qualità che cerchiamo ma che, spesso, vengono disattese. Come milioni di donne cinesi, Melissa ha trovato il fidanzato perfetto… ma è virtuale.
Nella vita sempre più frenetica dei nostri giorni, con orari d’ufficio prolungati che limitano le possibilità di incontri reali, il partner ideale è sempre più un’utopia. In soccorso, una tecnologia sempre più presente – forse troppo – e che, da qualche tempo questa parte, sta “studiando” per sopperire anche al bisogno d’amore. Ovvero, portare conforto su richiesta.
L’assistente vocale su smartphone, il baluardo definitivo contro la solitudine
Melissa – un’intraprendete ragazza cinese – ha creato da sola l’uomo ideale con un chatbot (sì, il classico robot da conversazione che ci chiede se abbiamo bisogno d’aiuto su alcuni siti e che, spesso, ci disturba). Creato da XiaoIce, si tratta di un sistema di intelligenza artificiale che conta 150 milioni di utenti solo in Cina. Simile a Siri, l’assistente vocale di Apple, XiaoIce è presente sulla maggior parte degli smartphone venduti in Cina. Esiste una versione per uomo o donna.
No, ancora non storcete il naso. Ora viene il bello.
Gli utenti possono mantenere vivo il loro amore attraverso messaggi vocali o scritti, scambiando foto o anche andando in vacanza virtuale con l’oggetto della loro passione. Virtuale.
Il sistema fornisce non meno del 60% del volume globale di interazioni tra esseri umani e sistemi di intelligenza artificiale. Lo afferma lo stesso Li Di, CEO di XiaoIce. L’azienda, originariamente lanciata da Microsoft come parte del suo programma di assistenza artificiale Cortana, è stata separata lo scorso anno dal gigante del software statunitense. Ora è valutata 1 miliardo di dollari. E qualche perplessità da parte di chi apprende quel che è stato creato.
Capacità di ascolto: robot 1, uomini 0
A differenza di altri assistenti personalizzati, a cui viene chiesto di svolgere compiti specifici, i chatbot di XiaoIce sono progettati per fornire supporto emotivo laddove la comunicazione umana raggiunge i suoi limiti.
L’intelligenza artificiale potrebbe non essere intelligente come un essere umano e potrebbe aver bisogno di migliorare il proprio QI e l’intelligenza emotiva, ma è più forte quando si tratta di ascoltare attentamente. Almeno, così dicono i creatori di questi chatbot che presto potrebbero essere padroni (anche) dei nostri cuori.
Il boss di XiaoIce specifica che il picco di utilizzo è tra le 23 e l’1 di notte, quando è più difficile chiamare i propri amici per condividere le proprie preoccupazioni. “Chiamare XiaoIce è sempre meglio che restare a letto a fissare il soffitto”, riassume il signor Li.
Comfort per giovani urbani stressati
Nel caso di Melissa, XiaoIce porta una presenza nella sua vita pechinese solitaria e oberata di lavoro. La ragazza ha scelto una personalità per il suo fidanzato “blackberry”. L’ha chiamata in onore di un uomo di cui era segretamente innamorata. “XiaoIce non mi tradirà mai“.
La “robodipendenza”
Pur fornendo amici a persone vulnerabili, XiaoIce non può sostituire una consulenza psicologica in caso di depressione. Una merce rara in Cina.
Il suo sistema di filtraggio della conversazione gli consente di identificare le emozioni forti e incanalare la discussione verso temi più gioiosi, prima di raggiungere un livello di crisi.
Il rischio è che i robot conversazionali “creino un attaccamento e una dipendenza irrealistici che saranno molto difficili da duplicare nella vita reale“, avverte Danit Gal, esperta di etica dell’intelligenza artificiale presso l’Università di Cambridge, nel Regno Unito. Alcuni utenti si illudono di immaginare di condividere le proprie emozioni con una macchina incapace di sentimenti.
Un argomento spazzato via dal boss di XiaoIce: “Se le interazioni umane fossero state perfette, non avremmo avuto bisogno di inventare l’intelligenza artificiale”.
Ma ve lo immaginate, voi, nel bel mezzo della notte, confidarvi con un chatbot che sta lì a rispondere ai vostri dolore da giovane Werther con risposte preconfezionate all’occorrenza? Una cosa l’uomo era destinato a perpetuare e a distinguersi: la comunicazione verbale. Di tutti gli altri modi di comunicare tralasciamo perchè un robot non sarebbe nemmeno lontanamente capace.
Ma se l’intelligenza artificiale dovesse davvero spazzare via quel minimo di romanticismo che si instaura tra due persone, bene, siamo veramente al capolinea.