Il video che ha colonizzato le nostre bacheche sui vari social network e sui quotidiani che siamo soliti seguire non ha nulla di rassicurante. E’ un quadro ben distinto di quello che è la società odierna, fatta di egoismi, saccenza e spacconeria.
Il video di cui parlo è quello di una persona, una “donna”, ripresa mentre, in ginocchio sul suo sedile di un aereo Ryanair di ritorno da Ibiza, tira i capelli ad un’altra passeggera che le aveva gentilmente chiesto di indossare la mascherina. Come tutti. La donna è ripresa da dietro, nei suoi movimenti esagitati, vestita come se dovesse andare in spiaggia anziché decorosamente in un viaggio aereo.
Insulti e sputi volano alla stessa velocità del volo. Non ce n’è per nessuno. Nemmeno per lo steward che cerca di ricomporre la situazione. Ma, anzi, viene sminuito nel suo ruolo di responsabile di cabina che, lui, tiene a sottolineare. E già qui il primo serio problema verso “l’altro”: “tu sei solo uno steward!“, riecheggiano quelle parole come una lama che mira a ferire. E che stridono con “mio fratello è un giudice!“, come a voler sottolineare quell’atavica gerarchia lavorativa tutta italiana in base alla quale la persona è quello che fa.
Piovono spunti, dicevamo. Ma anche calci a destra e a manca. Si divincola, urla e fa volare epiteti poco gentili verso chiunque si interponga tra lei e il suo mantra “io la vita me la godo!“. Come se gli altri, invece, si crogiolassero nel malessere. Una persona in evidente stato alterato. Alterato da se stessa, dalla vita e da un contesto in cui lei e persone come lei contribuiscono a rendere invivibile.
Accade il 26 maggio. Ma fatti del genere, più o meno gravi, accadono ogni giorno. E non solo su un aereo. Ovunque. E noi siamo venuti a conoscenza di questo fatto per il supporto di un video che ha avuto migliaia di condivisioni. Un video che, a detta della protagonista, sarà materia di denuncia per chi lo ha girato. Lei… lei che minaccia una cosa simile. Lei che, forse, punta nell’orgoglia di un’immagine non propriamente eccelsa che se ne ricava si è pure vergognata. Se mai persone del genere possano in qualche modo provare un senso di vergogna.
E credo che questo sia il vero punto centrale della questione: la viralità del video. Perchè, dopotutto, nel nefando grigiore della sua rappresentazione racconta esattamente la realtà.
E ad essere virale è l’immagine della follia, della violenza non solo verbale, ma anche fisica. Di uno stato di esaltazione dovuto a tutta una serie di probabilità che non possiamo sapere con esattezza. Il tutto accompagnato da concetti ampiamente sviscerati oggigiorno, come un’accentuata omofobia e gesti di offesa. Tutto è fuori controllo.
Chi lo ha condiviso può averlo fatto per molteplici scopi, ma volendo riassumerli potremmo asserire che indignazione e divertimento possano essere i due fattori che ne hanno decretato il successo. Laddove l’indignazione si è armata di sensibilizzazione, il divertimento ha preso il sopravvento per schernire una macchietta che un po’ di pena la fa.
Questo potrebbe essere un esperimento di sociologia. Abbiamo una folle su un volo aereo in palese stato di alterazione mentale. La miccia che fa scattare l’incendio è una mascherina. Accade l’indicibile della vergogna umana. Tu, come intervieni?
Noi, in qualche modo, siamo intervenuti con le visualizzazioni e rendendo “famosa” una persona che, molto probabilmente, potremmo trovarci in qualche talk show di serie Z, come accadde lo scorso anno per “non ce n’è Coviddì“.
Un video che mostra un atto di rabbia e che ne veicola gli estremi più assoluti. Un video che, se vogliamo, può rappresentare nel massimo grado lo stato in cui versiamo e che deve necessariamente farci trovare la via di un ritorno alla decenza. E non riguarda solo una folle con il sedere di fuori e dei passeggeri normalissimi che, per paura, rimangono inermi facendo finta di niente. Riguarda un po’ tutti, perchè un fatto del genere, condito di miseria e ignoranza globale, può intervenire ovunque. Riguarda le azioni, oltre che le parole non supportate da fatti.
Tutto è molto sgradevole. E non possiamo dare la colpa solo alla pandemia e al “ne usciremo migliori” che ci ha traditi e delusi. Potevamo uscirne meglio, ma non abbiamo veicolato le giuste intenzioni laddove erano richieste. E se non invertiamo la rotta, quell’aereo con tante di quelle persone esagitate e violente si schianterà.