Ieri era la Festa del papà. Domani lo sarà della Mamma e poi di infiniti compleanni, ricorrenze, anniversari. Un dedalo di date che si rincorrono. Sui social network è un via vai di auguri, congratulazioni e complimenti.
Mi sono sempre chiesta perchè fare gli auguri al proprio papà – ma qui si parla di compleanni e feste in generale – quando costui ci è accanto di un metro. Cosa si vuole dimostrare scrivendo due righe su un social al quale magari, lui, proprio lui il diretto interessato, non avrà mai accesso?
E’ la cultura dell’apparenza. Non superficialità, si badi bene. Questa presuppone persino l’ignorare di fare un qualsivoglia augurio ad un componente familiare o ad un amico. Qui si parla per l’appunto di apparire buoni, amorevoli e premurosi in vetrina, o meglio, in “bacheca”. Il lasciar pensare all’altrui arbitrio “ma quanto è bravo XXX e quanto vuole bene al suo papà!”.
Però, oggi, è proprio questo il modus vivendi: il far vedere “agli altri”, il rendere di pubblico dominio un qualcosa che superfluo è se non per noi, per l’altrui dominio.
Ma quanto sarebbero più grati o contenti un papà o una mamma e gli auguri fossero fatti vis-à-vis e non lasciti su una bacheca di un social media? Si badi bene: non si sta dicendo di non usare questi mezzi per che vorrebbero avvicinare anziché allontanare. Ma è proprio quest’ultima opzione la più considerata, visto che un abbraccio sarebbe più “umano”, più caloroso di una sequela di Like e commenti di perfetti sconosciuti.
Ma è davvero questo il social che vogliamo?